27 settembre 2006

Hai voluto la bicicletta...?

Ho appena incrociato un cinese in bicicletta. E cosa c'è di strano? - direte voi! Nulla se non fosse che siamo ad Aosta, lui indossa un gilet arancione dell'ANAS, pedala come un forsennato e sono... le 5 del mattino!!!
Già, mancano pochi minuti ai 5 rintocchi delle campane. Sulla statale non c'è anima viva. Tranne il cinese. Il buio è denso nonostante il cielo stellato. La mia attenzione cade indiscutibilmente su quel "muso giallo" che fa andare le gambe come se non facesse fatica. Per lui muoversi in bicicletta è più che naturale, sembra. E' la sua cultura. La sua storia. Le sue abitudini.
Ma in Cina non si muovono tutti in bici per scelta. Ma per una questione tecnica. Anzi due: mancanza di soldi e mancanza di spazio! Esattamente. Vi immaginate un miliardo di automobili concentrate nel poche città organizzate che ci sono in Cina? Noi abbiamo problemi con qualche milione di auto in centinaia di città! E comunque pedalare fa bene al cuore...

26 settembre 2006

Les jeux sont faits...

Ho un compagno di squadra che gioca solo col numero di maglia 17. Lo trova un bel numero, fortunato, non sfortunato. Un signore che ha superato abbondantemente la sessantina, frequenta regolarmente il casinò. Si presenta con un pullover anche d'estate, e gioca quanto può sul 17. Per numerosi colpi. Quando la palla miracolosamente si ferma proprio su quello spicchio, non trattiene un urlo che risveglia i croupier dei tavoli a fianco, addormentati per la poca affluenza. A quel punto si leva il maglione... Tranquilli non si tratta di uno spogliarello alla Full Monty e nemmeno di una scommessa. sfoggia semplicemente una polo bianca, che sul taschino, e gigante sul dorso, riporta in grande la scritta: 17, noir, impair, passe.

25 settembre 2006

Segni indelebili

Le ultime parole sono scritte a chiazze. Poi la punta diventa più difficile da trascinare. La sfera non scorre sul foglio segnandolo indelebilmente. Poi d'un tratto una ripresa, e il foglio si macchia. La mano ruota. Lo sguardo cade sulla punta come ad interrogare la penna stessa. Scuotiamo l'oggetto, bruciamo la punta, battiamo il retro sul tavolo. Poi ci rendiamo conto che è l'inesorabile fine di un oggetto che adoriamo. Spesso si tratta di una semplice biro trovata in chissà quale negozio o quale concorso. A volte invece si tratta di un bell'oggetto di design, bombato, d'acciaio o alluminio, laccato o di legno, inchiostro liquido, scatto sicuro, peso bilanciato. Magari ha una zona antiscivolo! Uno slogan o l'indirizzo di un'impresa edile, e l'origine completamente casuale.
Non resta che gettarla... purtroppo!
Le altre penne sulla scrivania le raccolgo come sempre prima di uscire, e le rimetto nel portapenne.

12 settembre 2006

Essere un uomo

E' un uomo grande; un grande uomo. Passeggia sereno, muovendo i suoi 120 chili con disinvoltura. Appena riconosce un passante, la sua voce rimbomba nel vialetto e il tuo sguardo non può che cadere sul sorriso che sembra un abbraccio. Poche parole, chiare, ben scandite. L'interlocutore ha piacere di salutarlo. Si vede.
Lo seguo per pochi metri e la situazione si ripete con un uomo della sua età. Di lì a poco, con una giovane donna. Le sensazioni sono analoghe. Poi le nostre strade si dividono: io entro in un caffè per una breve pausa, lui si perde nella via, nonostante la mole. Nel suo "piccolo", è un uomo...